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Emozioni nello sport, come gestirle?

Quando si parla di emozioni nello sport, fatte salve quelle preziosissime di un pubblico in giubilo, fa sempre un po' paura in chi deve scendere in campo. Molti atleti vorrebbero essere di giacchio: robot in grado di portare nella sfida il bagaglio di competenze tecniche, magari un pezzo di cuore e la passione, ma non certo le vibrazioni emotive. L'ansia, l'agitazione, il sentirsi sotto pressione, la paura sono tutti elementi che uno sportivo vorrebbe poter chiudere a chiave nell'armadietto dello spogliatoio.

Quando parlo con gli atleti, non importa a quale livello competano, aspetto di sentire intercalare immancabili. “Gioco benissimo in allenamento, ma in partita mi viene l’ansia e perdo!”. Oppure, “se riesco a non arrabbiarmi, posso vincere. Altrimenti spacco la racchetta” e “dopo 3 errori uguali mi assale lo sconforto e vorrei abbandonare il campo”.

Tutti, nessuno escluso, raccontano come ansia, rabbia, o tristezza, quando sopraggiungono, inchiodano le gambe al campo, impedendoti di correre come vorresti, di giocare come fai abitualmente e di sentirti capace. “Se solo ci fosse un modo per spegnere le emozioni, sicuro vincerei”, mi ha detto una volta un tennista.

Sei anche tu uno sportivo che vorrebbe annullare le emozioni durante una competizione? Sei convinto che se non ci fossero, se potessi essere gelido, tutto andrebbe splendidamente?

Beh, è ora di cambiare il pensiero!

 

Le emozioni nello sport si gestiscono

 

Sostengo spesso che lo sport sia una metafora della vita. Il concetto di performance, se ci pensi bene, ci accompagna costantemente a partire dalle prime interrogazioni. Tutti noi siamo chiamati ad imparare a gestire la nostra emotività. Farlo in campo ha specificità proprie, ma anche strumenti che puoi imparare ad utilizzare. Eccone qualcuno:

 

Attivazione: la giusta via di mezzo.

Prima e durante una prestazione il nostro corpo si attiva fisiologicamente. Quando ci sentiamo poco attivati (ipoattivazione) abbiamo sonno. L’iper attivazione sfocia invece nell’ansia. Trova la tua corretta attivazione: rilassa il corpo ( con tecniche di rilassamento e di respirazione) se ti senti in ansia e sveglialo se ti senti assonnato. Concentra il pensiero su di te e chiediti: "come mi sento?". Troppo carico, quasi euforico, non va bene. Troppo rilassato, quasi svuotato, neanche. Se focalizzi la partita dovresti riuscire ad entrare in campo tagliando gli estremi: non è una questione di vita o di morte, ma neanche una passeggiata sulla spiaggia.

 

Rabbia: Usala!

Al posto di spaccare racchette o aggredire l’avversario, sfruttala in modo costruttivo. Indirizzare la rabbia perché si trasformi in determinazione, o benzina a sostegno della motivazione ti fornirà nuova energia. Abbi in mente il risultato e cosa manca perché tu possa raggiungerlo; quello che è mancato, invece, lascialo alle spalle. Ogni momento di una competizione è buono perché tu possa cambiare approccio.

 

Tristezza e sconforto: lascia che passino.

Nessun atleta percorre percorsi netti nella sua carriera. Si va incontro ad alti e bassi, spesso anche a veri e propri periodi in cui nulla sembra più girare. La prima cosa da focalizzare è che tu non sei i tuoi errori. Un errore è un evento, tu sei una persona potenzialmente capace di tutto. Rintraccia atteggiamenti positivi che ti hanno contraddistinto in prestazioni passate, guarda allo sportivo che sei e ricorda a te stesso cosa puoi fare, magari perché hai già saputo farlo.

 

🟢  So che puoi fare fatica a crederci, ma le emozioni possono essere i peggiori nemici o i miglior alleati in una competizione. Ricorda, inoltre, che le emozioni nello sport sono un dato condiviso con l'avversario: anche lui vivrà le proprie e, alla fine, non è detto che vinca il più tecnico, potrebbe vincere quello con più ordine nella testa. Ora vai, tocca a te scegliere come affrontare la prossima gara.

 

La gestione delle emozioni è uno dei temi centrali di un percorso di mental training. Se non ne hai mai fatto uno, sappi che nello sport la preparazione mentale ha un peso pari a quella tecnica e a quella atletica. Non importa a che livello tu competa, importa sempre riuscire a farlo al meglio, uscendo dal campo soddisfatti di se stessi.

 

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Michelle Castenetto
michelle.castenetto@gmail.com
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