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Microaggressioni, cosa sono e come gestirle

Microaggressioni è un termine coniato nel 1978 dallo psichiatra Pierce con il quale si intendevano le offese e gli atteggiamenti discriminatori su base razziale, più o meno intenzionali. Con il tempo, il termine è stato allargato e comprende oggi tutte le parole e gli atti lesivi nei confronti delle minoranze, comprese quelli ai danni di donne e persone LGBT+.

Sono esempi di microaggressioni frasi come:“non sembra che tu sia gay”; “ah sì, si vede che sei gay”; “ma come guida? Sicuramente al volante c’è una donna”; “non hai la voce da persona di colore”; “non ho nulla contro i gay, ma dovrebbero essere più riservati”.

Si tratta di piccoli eventi (da qui il prefisso 'micro') che spesso passano inosservati se presi singolarmente, ma che possono causare uno stress prolungato e cronico se reiterate, anche se provenienti da persone diverse. Una prolungata esposizione alle microagressioni  logora lentamente e può determinare all'improvviso una reazione sproporzionata perché esplosiva. Esattamente come una l'acqua che bolle in una pentola che, se non si abbassa la temperatura, finirà per fuoriuscire.

 

Microaggressioni, quanti e quali tipi

 

Esistono diversi tipi di microaggressioni. Partendo dal presupposto che non esiste una classificazione esaustiva, possiamo tenere in considerazione tre insiemi di riferimento per individuarle e difenderci (o per evitare di metterle in atto inconsapevolmente):

Microinvalidazioni: sono involontarie, spesso chi lo fa non si rende nemmeno conto di recare un danno. Di solito appaiono come delle gaffe.

Microinsulti: forme di svalutazione spesso legate a stereotipi o pregiudizi, trasmettono mancanza di rispetto.

Microassalti: attacchi che hanno l’obiettivo di ferire qualcuno in modo consapevole.

 

Come gestire microaggressioni subite?

 

Spesso è difficile reagire a una microaggressione perché sei colto di sorpresa e ti trovi a scegliere se aprire un conflitto o lasciar correre. La portata dell'atto lesivo fa scegliere frequentemente la seconda opzione, ma proprio per evitare di far traboccare il vaso è bene gestire ogni singola microaggressione quando si verifica.

Disarma la microaggressione facendo capire che ciò che ti è stato detto è fuori luogo.

Apri al dialogo con pacatezza. Domandare, comprendere e spiegare saranno le tue migliori munizioni per cercare di contestualizzare l'atto e non farti percepire - illegittimamente - come pedante o di scarso umorismo (sì, la difesa più diffusa tra i microagressori è il classico  "ma io scherzavo!")

 

✅ Come gestire microaggressioni fatte?

 

Nessuno di noi è immune dai pregiudizi di genere, sessuali, razziali. Che tu ci creda o no, siamo tutti dei microaggressori. Allenare la visione dell'altro, la capacità di metterci nei suoi panni, la forza della nostra empatia ci aiuteranno a non offendere e non ferire, neanche in modo apparentemente lieve. Se però ti accorgi di avere rivolto una microaggressione a qualcuno, fermati e:

Consapevolizza ciò che hai detto, domandandoti da quale pregiudizio nasca il pensiero che ti ha portato ad aggredire;

➖ Non importa che tu l’abbia fatto più o meno involontariamente, comprendi il torto e scusati.

➖ Impara ad ascoltare l’altro, registra la sua reazione e punta a migliorarti anche grazie agli errori commessi.

 

 

 

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Michelle Castenetto
michelle.castenetto@gmail.com
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