Presentiamo, ansia di esserci sempre quando si lavora in smart working

Presentismo in smart working, cos’è?

Una volta si parlava di assenteismo, oggi di presentismo: è un fenomeno esploso con lo smart working in tempo di Covid che genera sensi di colpa tutte le volte che avremmo bisogno di non lavorare.

In caso di malattia, malessere, bisogno di riposare o di riservare del tempo per sé e la propria famiglia, il lavoratore si sente in difetto. Se con il lavoro in presenza avresti concordato a cuor leggero giorni di malattia, di ferie o permessi, oggi provi quasi vergogna ad avanzare la richiesta.

Che ti succede?

 

Il presentismo in tempo COVID, da dove arriva?

 

1️⃣ Cominciamo con il chiarire che quello che stiamo sperimentando in Italia da quasi un anno non è Smart working. Il così detto ‘lavoro agile’ permette al dipendente di operare da posti diversi dall’ufficio che comprendono l’ufficio stesso, il bar, la biblioteca, la propria casa.

2️⃣ Oggi quelli che chiamiamo Smart workers sono persone costrette a casa. Non ci sono alternative e, per questo, si tende a confondere il tempo del lavoro e lo spazio privato, fino a non vedere più confini.

3️⃣ Il mercato del lavoro si sta comprimendo. Molte categorie sono già ferme da mesi; altri se ne aggiungeranno quando terminerà la moratoria sui licenziamenti. Chi continua a lavorare sente il dovere di strafare perché si è innalzato il valore del lavoro. "Sono fortunato" è il pensiero cardine che tiene in trappola.

I sensi di colpa nel rivolgere a sé le proprie cure, anche se si tratta di malattia fisica e non di solo “benessere” nascono da qui. E sono diffusi.

Ecco perché il presentismo, l’ansia di esserci sempre, anche quando non dovremmo, anche quando stiamo male, si è diffuso oggi. Non dipende tanto dallo smart working, ma dalla situazione generale causata dal COVID 19.

 

Cosa comporta il presentismo?

 

🔴 Il presentismo non è positivo per nessuno. Ha dei costi altissimi per l’azienda, che crede di poter contare su un lavoratore che in realtà non è al massimo (o perché è stanco, o perché è stressato, o perché è malato). Ha costi ancora più alti per l’individuo che rischia di entrare in un circolo vizioso (sempre più stanchezza, sempre più stress, sempre più malessere).

🔴🔴 Da un punto di vista psicologico, provoca un senso di asfissia: ci si sente in trappola. Il lavoratore non riesce a dire di no e sviluppa sensi di colpa tutte le volte che percepisce di essere venuto meno ai propri compiti. Questa profonda ansia si placa solo se abbiamo dato di più di quello che avremmo dovuto: questo non perché le richieste dell'azienda crescano, ma perché non sappiamo porre limiti in essenza di confini fisici (le mura dell'ufficio) e temporali (l'orario di lavoro).

Si sviluppa un malessere che può portarci sicuramente ad un calo di produttività, ma ancor peggio ad uno stato d'ansia continuo.

 

Cosa fare?

 

🟢 Quando è il momento, devi fermarti.

Che si chiamino pause, ferie o giorni di malattia non sono solo un diritto, talvolta sono una necessità.

🟢🟢 Riconosci i tuoi limiti: salvaguardi te (e fai un favore all’azienda).

🟢🟢🟢Leggi anche: "Smart Working, devo esserci sempre?" per consigli pratici su come gestire le giornate di lavoro da casa.

 

 

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Michelle Castenetto
michelle.castenetto@gmail.com
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